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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IV, 31
 
originale
 
31. et tota illa perlata de formonsitatis aemulatione fabula gemens ac fremens indignatione: "Per ego te" inquit "maternae caritatis foedere deprecor per tuae sagittae dulcia vulnera per flammae istius mellitas uredines vindictam tuae parenti sed plenam tribue et in pulchritudinem contumacem severiter vindica idque unum et pro omnibus unicum volens effice: virgo ista amore fraglantissimo teneatur hominis extremi, quem et dignitatis et patrimonii simul et incolumitatis ipsius Fortuna damnavit, tamque infimi ut per totum orbem non inveniat miseriae suae comparem." Sic effata et osculis hiantibus filium diu ac pressule saviata proximas oras reflui litoris petit, plantisque roseis vibrantium fluctuum summo rore calcato ecce iam profundi maris sudo resedit vertice, et ipsum quod incipit velle, set statim, quasi pridem praeceperit, non moratur marinum obsequium: adsunt Nerei filiae chorum canentes et Portunus caerulis barbis hispidus et gravis piscoso sinu Salacia et auriga parvulus delphinis Palaemon; iam passim maria persultantes Tritonum catervae hic concha sonaci leniter bucinat, ille serico tegmine flagrantiae solis obsistit inimici, alius sub oculis dominae speculum progerit, curru biiuges alii subnatant. Talis ad Oceanum pergentem Venerem comitatus exercitus.
 
traduzione
 
?'Ti prego' gli diceva 'in nome dell'affetto che mi porti, per le dolci ferite delle tue frecce, per le soavi scottature delle tue torce, fa che tua madre abbia piena vendetta, punisci senza piet? questa bellezza insolente. Se tu vuoi puoi davvero farmelo questo piacere, soltanto questo: che la ragazza si innamori pazzamente dell'ultimo degli uomini, di quello che la sfortuna ha particolarmente colpito nella posizione sociale, nel patrimonio, nella stessa salute, caduto cos? in basso che sulla faccia della terra non se n? trovi nessuno come lui disgraziato. ?Cos? gli parl? stringendosi forte al seno quel suo figliuolo e baciandoselo a lungo. Poi si diresse alla spiaggia vicina, l? dove batte l'onda, e sfiorando con i rosei piedi le creste spumose dei fervidi flutti, ristette alfine sulla calma superficie del mare; e il mare le rese omaggio, a un suo cenno, com'ella desiderava, come se tutto da tempo fosse gi? stato voluto: le danzarono intorno le figlie di Nereo cantando in coro, e Portuno con l'ispida barba azzurra e Solacia col grembo colmo di pesci e il piccolo Palemone che cavalcava un delfino. Qua e l? fra le onde esultavano a schiera i Tritoni,l uno soffiava dolcemente nella conchiglia sonora, un altro con un velo di seta faceva schermo all'ardore molesto del sole, un terzo sosteneva uno specchio dinanzi agli occhi della dea, gli altri nuotavano a coppie aggiogati al suo cocchio. ?Un tal seguito scortava il viaggio di Venere verso l'oceano.
 

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